Franz Schubert: Quartetto per archi n. 14 (La Morte e la Fanciulla) – Patricia Kopatchinskaja & St. Paul Chamber Orcheestra

Ogni lingua è uno specifico modo non solo di descrivere, ma anche di interpretare il mondo. Benché tutte le lingue del mondo abbiano parole che denotano la stessa cosa (per quanto riguarda il vocabolario di base), spesso queste parole hanno connotazioni ben diverse.

La morte. La parola descrive un topos centrale di Dylan Dog, ovvero la fine della vita naturale. Inoltre, il concetto viene personificato diverse volte nella serie ed in analogia con la grammatica, il personaggio risultante è femminile, espressione tra l‘altro della paura delle donne di cui Dylan soffre.

Hans Baldung Grien: Der Tod und das Mädchen (1516)

Orbene, in tedesco, la morte è maschile. Potete facilmente immaginare che di conseguenza, le persone di lingua tedesca immaginano la morte un po‘ diversamente da chi parla una lingua romanza quando la personificano. Mentre in DD, la morte è un‘ anti-madre (come quasi tutte le madri nella serie), in tedesco la morte personificata è conosciuta anche come Gevatter Tod: Padre (nel senso generico, come antenato) Morte. Per questo, il motivo La Morte e la fanciulla è così comune nella pittura tedesca rinascimentale, mentre le culture romanze quasi non lo conoscono: al contrasto tra la vita e la morte si aggiunge quello tra un maschio e la femmina. È per equesto che il motivo è così forte (Però si può dire che tutta la nostra serie è la versione italiana del motivo: la morte e il giovane).

È poco sorprendente che il motivo ricompare nel romanticismo tedesco. Il poeta Matthias Claudius ne fece una poesia:

La fanciulla:

Via, ah, sparisci!

Vattene, barbaro scheletro! [In tedesco, c‘è il più espressivo Knochenmann, uomo di ossa anziché il generico scheletro]

Io sono ancora giovane;

va‘, caro! [Qui non sono d‘accordo con la traduzione, che secondo me non fa senso]

E non mi toccare.

La morte:

Dammi la tua mano, bella creatura delicata!

Sono un‘amica [ovviamente, un amico in tedesco] e non vengo per punirti.

Su, coraggio! Non sono cattiva [non va bene: wild significa selvatico, impetuoso]

Dolcemente dormirai tra le mie braccia!

La poesia non è buona e la traduzione è pessima, ma basta per farsi un‘idea del contenuto. Nella musica di Schubert, il contrasto tra il terrore della fanciulla e la dolcezza della morte è ancora più forte. Le convulsioni e i brividi dall‘una parte e l‘elemento quieto, statico dall‘altra parte vengono integrati in una musica spesso molto danzabile.

https://media1.jpc.de/image/w220/front/0/3760014192654.jpgQueste due caratteristiche sono messe in rilievo da questa particolare registrazione: visto che la musica è registrata dal vivo (dal vivo, m‘intendete?), il suono è molto diretto e acuto – ideale per la tematica. Inoltre, la Kopatchinskaja ha arrangiato la musica per un corpo più grande, e con tutta la St. Paul Chamber Orchestra, le parti in forte e fortissimo esplodono, intensificando il contrasto con le parti in piano e pianissimo.

Ma questi non sono gli unici aspetti innovativi del CD: la Kopatchiskaja ha scelto altri pezzi di musica con una tematica identica simile, che si trovano tra i movimenti del quartetto originale. Programmando il lettore CD, si può ascoltare solo il quartetto originale, o una selezione variata di composizioni che esprimono molte delle emozioni che la morte ci ispira. La gamma va da un canto bizantino a due brevi pezzi dal ventesimo secolo. Ma devo dire che la maggior parte di questi pezzi sono molto meno interessanti del quartetto di Schubert, con la eccezione delle composizioni di György Kurtág (* 1926). Più in linea con la nostra serie invece è il Toden Tanz di Augustus Nörminger (1560 – 1630): la danza dei morti. Alla fine, la danse macabre è un topos diffuso anche nei paesi di lingua romanza.

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Angela Merkel contro la nuova destra nello spazio, ovvero Perry Rhodan Neo: il relaunch di una serie iconica

Introduzione I: The story so far.

Prima c‘era Dylan Dog. Poi il nuovo Dylan Dog, ma allo stesso tempo Dylan Dog Old Boy e Il Pianeta Dei Morti, poi il ciclo della meteorite e infine Dylan Dog 666. Ci sono sempre stati diversi formati (i Maxi Book ecc.), ma adesso abbiamo a che fare con diversi universi nei quali la nostra serie si è evoluta.

Ma che c‘entra la Merkel?

Piano.

Introduzione II: Dal giornalaio in Germania

Forse il motivo inconscio perché l‘esistenza di fumetti universalmente disponibili ed economicamente acquisibili in Italia mi ha sempre entusiasmato tanto è l‘esistenza di un fenomeno in fondo simile, ma allo stesso tempo molto diverso in Germania: i „Groschenromane“, romanzetti brevi in vendita per pochi soldi dal giornalaio (Groschen = dieci centesimi di un marco, in Austria un centesimo di uno scellino). Finora, non mi sono reso conto della somiglianza tra i due fenomeni perché i Groschenromane si meritano la loro brutta fama: in genere, sono stoltissimi, di gusto pessimo e reazionari.

Ma che c‘entra la Merkel? E chi è sto Perry Rhodan?

Piano.

Vi do qualche esempio:

1. „Fürsten-Roman“ (Romanzo dei Principi). Secondo la casa Editrice Bastei-Lübbe, „le Fürsten-Roman 2572 - Adelsroman | eBookstorie d‘amore tra principesse e principi sono ambientati in castelli meravigliosi e fortezze imposanti e raccontano di coraggio e speranza, felicità e lacrime, splendore e solitudine – e del Grande Amore! Con i „Romanzi Dei Principi“ vi si apre la porta su un mondo eccitante!“

Bastei-Verlag2. „Silvia“. Romanzi d‘amore in cui La Sorte gioca un ruolo importante. Bastei-Lübbe promette „Amore, Passione e tante emozioni!“

3. „Dr. Stefan Frank“ – „Il dottore del quale le donne si fidano“.Dr. Stefan Frank 2500 - Arztroman | eBook

Bastei-Verlag4. „Der Bergdoktor“ (Il medico della montagna): Raccontano di „Dr. Martin Burger, il quale, grazie alla sua saggezza ed esperienza, riesce in tanti casi di scongiurare le disgrazie, far pace fra nemici o di far incontrare amanti – e allo stesso tempo di lenire mali e di curare malattie!“. L’episodio la cui copertina vedete qui è intitolato “Il sospetto terribile di D. Burger – Le giovani ragazze [in dialetto] di San Cristoforo e la loro strana malattia”

Poi naturalmente, tanti Western.

E, fino al 2013, la serie „Landser“. Sembra incredibile, ma per decenni, qui si potevano leggere le eroiche „avventure“ di soldati tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale. Negli anni cinquanta, nemmeno dieci anni dopo la fine dell‘orrore, se ne vendevano 500.00 copie ogni settimana, e nel 2003 42.000.

Più germani con il nostro, i gialli „Jerry Cotton“ e la serie „John Sinclair“, il quale viene ufficialmente classificato come „Acchiappafantasmi“:

JOHN SINCLAIR CLASSICS BASTEI 44/2019 - Zeitungen und ...

Ma Perry Rhodan?

Sì poi c‘è Perry Rhodan (Jerry Cotton, John Sinclair, Perry Rhodan – per quanto siano diverse le pubblicazioni popolari in Italia e in Germania, il fascino del nome inglese finto c‘è in ambedue i paesi). È una serie di fantascienza. No, scusatemi, è

LA PIÙ GRANDE SERIE DI FANTASCIENZA

secondo la casa editrice Pabel-Moewig. E infatti, i numeri sono imposanti.

– Prima pubblicazione: Settembre 1961

– Ritmo di pubblicazione: settimanale

– Totale di episodi pubblicati finora: oltre 3.000

– Totale di pagine: oltre 160.000

– Traduzioni: Ebraico, Portoghese Brasiliano, Cinese, Francese, Italiano (venne pubblicata in Italia tra il 1976 e l’81), Giapponese, Cieco, Olandese.

– Numero di cicli nella serie regolare: 10

E questa è solo la serie regolare. Poi ci sono romanzi veri, miniserie ecc.

Cambiare rotta con una grande nave

Come detto, ho sempre snobbato i Groschenromane e di Perry Rhodan conoscevo appena il nome fino a poco tempo fa. Ma poi ho saputo del relaunch della serie, il quale mi ha ricordato il processo nel quale si trova DD attualmente e mi sono sacrificato per l‘interesse dylaniato. Ho comprato un‘edizione di Perry Rhodan Neo e tra poco, lo giuro, se ne parlerà.

Prima di parlare del nuovo PR, bisogna sapere chi è quello vecchio. Invece di leggere anche una bassa percentuale degli episodi finora pubblicati, mi sono limitato ad una breve ricerca. Allora, a quanto pare, PR era inizialmente un esempio di una fantascienza decisamente tedesca. Racconta la relazione tra i terrestri, soprattutto del loro rappresentante P.R., con una razza superiore, gli Arkoniani, sovrani di un vasto impero interstellare. Per un motivo che ignoro, hanno dato a P.R. il dono dell‘immortalità (credo), e non so neanche perché hanno scelto P.R. come best buddy terrestre. Comunque, si vede: una super-razza (dai capelli bianchi!), tecnologia avanzata e un ordine sociale arcaico e gerarchie insormontabili. Tutto puzza di nazismo.

https://www.fr.de/bilder/2019/01/30/11613019/586790471-jahre-perry-rhodan-1Ywmrcy5BUea.jpg

Eppure… per molti lettori nella Germania occidentale, era l‘accesso alla fantascienza più facile, e la serie trovò un pubblico sempre più vasto, più diverso e dovette addattarsi ai cambiamenti del clima sociale e politico. A quanto pare, William Voltz, l’editore della serie a partire dal 1976 la denazificò. L‘atttuale editore della serie, Klaus N. Frick, faceva parte oltre alla fandom di PR, della scena punk negli anni 80, scrivendo per varie fanzine (tra cui la leggendaria ZAP) e pubblicando la popria ego-zine, Npunkt (Ennepunto, come la sua seconda iniziale, ma quasi omofono con „Endpunkt“, cioè punto estremo, punto di non ritorno), che esiste tuttora come blog. Un cambio generazionale non dissimile a quello avvenuto a Craven Road (anche il Dylan di DD 666 è un ex punk).

Dopo l‘intronizzazione di Roberto Recchioni, la serie è cambiata decisamente e continua di cambiare, il ché probabilmente non è sempre ben visto da vecchi lettori della serie. Neanch‘io approvo di tutti i cambiamenti, e non sono mica vecchio – o non tanto.

Orbene, ci si può solo immaginare quanto difficile sia cambiare una serie che non solo esiste da quindici anni in più, ma che da allora è uscita ogni settimana! I monumenti sono per definizione immobili, e il numero degli episodi pubblicati è un peso schiacciante per chi vuole cambiare direzione, un‘enorme massa inerte. E se si vuole davvero che un‘imbarcazione gigantesca come questa cambi rotta, può essere una buona idea mandare una scialuppa avanti, come succede per esempio nei nostri Color Fest, o con Perry Rhodan Neo. Chi diffida degli sperimenti può rimanere a bordo della nave più grande. Solo che, nel caso di Dylan Dog, i diffidenti Old Boys sono stati abbandonati su un‘isola deserta mentre il resto dell‘equipaggio va avanti, anche se la direzione non è sempre chiara. Ma DD è una nave molto più piccola di PR. Fine dell‘escurso marittimo e metaforico. Diamo un‘occhiata a…

Perry Rodan Neo: „Ein neuer Feind“ (Arkon Erwacht 2)

Mentre i cicli della serie principale possono durare decenni, quelli di PRN sono limitati a dieci episodi, cioè circa quattro mesi. Questo episodio dunque è il secondo nel ciclo „Arkon si sveglia“, ed è intitolato „un nuovo nemico“.

Qui echeggia la brutta storia tedesca: „Arkon Erwacht“ ricorda lo slogan nazista „Deutschland erwache!“ (Germania, svegliati!), e „Ein neuer Feind“ ricorda il titolo che gli sciovinisti tedeschi chiamavano i francesi fino alla metà del secolo scorso: „Erbfeind“ (nemico ereditario). È un caso?

Comunque, questo episodio mi sembra davvero molto tedesco, ma non è espressione della cultura (post-) fascista: Rappresenta invece la Germania di Angela Merkel.

Va detto che questo episodio non è un romanzo a chiave: non c‘è un‘esatta corrispondenza tra caratteri e persone realmente esistenti o fatti realmente avvenuti, ma certe situazioni e certe costellazioni di personaggi ricordano la Germania di oggi.

1. L‘Imperatrice Arkoniana è giunta al potere dopo essere stata in una posizione subalterna. Emthon V. era una cortigiana, e Angela Merkel veniva chiamata „Kohls Mädchen“ (la ragazza di Kohl) e faceva la ministra per famiglie e donne, o per l‘ambiente, cioè cose che i politici conservatori prevalentemente maschi non prendevano sul serio negli anni 90. Giunte al potere, sia Angela I. Che Emthon V. facevano lavorare i loro concorrenti nel proprio staff, tenendoli sotto controllo finché, nel caso della Merkel, venivano avvolti in scandali e dovevano dimettersi.

2. C‘è stato un golpe contro l‘Imperatrice da parte di certi „vecchi signori“. Fin dall‘inizio, certi vecchi signori nel partito Cristiano-Democratico hanno tramato contro la Merkel, e ora molti di loro si trovano da parte della destra populista. Il loro fine è la restaurazione delle vecchie istituzioni, soprattutto il patriarcato contro il quale la scienziata senza figli è un continuo affronto. A proposito: l’episodio è scritto da due donne, Michelle Stern e Susan Schwartz (entrambi pseudonimi), e si vede che come il “nuovo” DD, anche PRN finalmente approffitta di talento femminile in un genere tradizionalmente maschilista.

3. Nell‘episodio si accenna alla diceria che Emthon sia influenzata da Terra, e con riguardo alla Merkel circolano voci antisemite che sia la marionetta di George Soros, ovvero Gli Ebrei, i quali la userebbero per distruggere la razza bianca lasciando entrare in Europa milioni di Arabi e Africani.

4. A proposito: i Vecchi Signori hanno distrutto una colonia Arkoniana che non voleva sottomettersi all‘Impero. L‘ex Imperatrice vede il risultato e disapprova dell‘eccesso di violenza piuttosto che della violenza in sé. In fondo, questo atteggiamento è simile a quello della Merkel con riguardo ai rifugiati: Nel Settembre 2015, lei voleva evitare scene brutte vicino a casa e lasciò aperte le frontiere. Prima e dopo di questa situazione eccezionale, si è sempre fregata dei morti nel Mediterraneo e dei moribondi a Lesbo e in altri… la parola tedesca per campo è Lager.

È un po‘ come nei vecchi albi della nostra serie, dove la Londra di Dylan era infatti la Roma di Tiziano, vista attraverso uno specchio storto che mostrava non la realtà, ma la verità.

Dall‘altro canto, come il „nuovo“ DD, anche PRN si dimostra al corrente culturale: c‘è una bestiolina dal nome Gucky che somiglia molto a Rocket Racoon da Guardians of the Galaxy (forse nella speranza di attrarre un pubblico più giovane), e in fondo, l‘Imperatrice somiglia a Daenerys Targerien da Game Of Thrones almeno quanto ad Angela Merkel. Il mobile per la persona che guida l‘Impero Arkoniano si chiama „trono di cristallo“, molto simile al trono di spade (di ferro, in inglese), e i conflitti interni dell‘Impero vengono chiamato „il gioco dei calici“ – i calici sono una sineddoche per le famiglie aristocratiche che occupano case a forma di calici.

Con riguardo a questioni tecniche devo dire che nonostante la mia quasi totale ignoranza dell‘universo PR / PRN, sono riuscito a seguire la trama di questo episodio che fa parte di archi narrativi più vasti abbastanza bene. Il metodo preferito degli autori di spiegare cose incomprensibili senza la conoscenza di altri episodi è la frase subordinata – ma non ne fanno un uso eccessivo.

La cosa che mi irrita però è che dopo oltre 100 pagine, non so davvero chi sia Perry Rhodan. Non è il personaggio principale di questo episodio (che mi sembra una cosa buona, e forse anche un esperimento che si potrebbe provare nella nostra serie), ma nella seconda metà compare. Parla poco, agisce poco, forse pensa poco – non lo sappiamo. Anche questo è un tratto dell‘attuale cancelliera tedesca.

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DD N. 402: „Il tramonto rosso.“ Ma se non c‘è neanche il sole…

DYLAN DOG 402Di solito mi indigno quando un episodio non mi piace, ma in questo caso mi sembra troppo faticoso. Piuttosto, alzo le spalle. “Il Tramonto Rosso” semplicemente non funziona. Ecco la lista die diffetti:

1. Il titolo non c‘entra niente con la storia. Sì, c‘è la corrispondenza con „L‘alba nera“ dell‘episodio precedente, ma in fondo un titolo deve corrispondere in primo luogo all‘albo cui è dato. Invece di “Il tramonto rosso“ questo albo si potrebbe chiamare anche “Il tram rosso”, oppure “Urla dall‘altrolà“, “La cantina del sangue“ o “Lo spazzolino della morte“. O qualsiasi altra frase generica. Visto che il titolo del prossimo albo menziona la luna è facile indovinare come si chiamerà il numero 404: „Mezzogiorno mortale.“

2. L‘introduzione didascalica di Roberto Recchioni.

3. L‘inizio e la fine. Le scene “a catena“ che collegano l‘episodio a quello precedente e al prossimo sono superflue e ostacolano il flusso narrativo. Soprattutto quella all‘inizio. Ho l‘impressione che gli autori vogliono creare un arco narrativo più largo senza correre il rischio inerente. I lettori che non conoscono l‘episodio precedente però se ne fregheranno e gli altri si sentiranno presi in giro. La tecnica dell‘inizio “a Ianone“ è goffa. E già che ci siamo:

4. La morte di Sibil. Brusca e goffa. Sono uno zombi – Bang Bang Bang. Così non si fa fuori un carattere che abbiamo seguito per due episodi. Inoltre, la freddezza con la quale Dylan esegue la “leggittima difesa“ salviniana non quadra con il suo carattere. O forse la barba lo fa davvero somigliare più al “capitano“? Speriamo di no.

5. L‘invisibilità di Sibil durante la confrontazione con Xabaras. Per dieci pagine quasi non la vediamo e di certo non la sentiamo. Allora io mi sono chiesto che cosa fa durante il dialogo drammatico tra i due maschi. Mette il peso ora su una gamba, ora sull‘altra, si chiede se non c‘è una sedia su questo maledetto galeone… o che cazzo fa una donna se all‘improvviso è ridotta ad una spettatrice muta perché “gli adulti parlano“ e la sua bellezza in questo momento non serve?

6. L‘ostentata confessione politica di Dylan a p. 69. Che Dylan sia vagamente di sinistra lo sappiamo e apprezziamo tutti. Ma questa inequivocabile identificazione con un certo pensiero politico lo riduce a un cliché, non quadra con il suo carattere (almeno finora – forse il nuovo Dylan assieme alla sua androginità ha perso alte ambiguità) ed è, ancora una volta, goffa e didascalica.

Però, nonostante queste irritazioni, mi sono distratto leggendo l‘episodio. Mi hanno fatto piacere il contrasto fra le varie estetice die tre disegnatori (bellissima anche la trovata del Prince Charles Cinema), e l‘interazione tra Dylan e Sibil: i due formano una relazione credibile e interessante, anche per quanto riguarda il sesso.

Ma comunque non sono convinto dall‘idea di riscrivere le storie di Dylan Dog. Si rischia di annoiare chi già conosce la serie senza attrarre nuovi lettori. Proprio come con l‘inizio “a Ianone“. You can‘t eat your cake and have it.

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DD N. 401: “L’alba Nera”. Una sveglia.

Questo blog si era addormentato da quasi un anno, ma un principe bianconero lo ha risvegliato. Si chiama „Dylan Dog 666 – Un nuovo inizio“, e all‘inizio sono rimasto quasi accecato dalla sua copertina abbagliante. Ben presto però i miei occhietti venivano accolti e confortati dalla penombra, dall‘oscurità al suo interno.

Sbadiglio, devo stirarmi, ma in fondo me la sento davvero di dare un‘occhiata a questo Dylan Dog nuovamente rinnovato.

Il vecchio szock! si tufferebbe in un‘analisi approfindita, elencando tutte le discrepanze tra DD666 e il vecchio e il rinnovato Dylan Dog e spiegando il suo significato con l‘aiuto di zio Adorno, zio Freud e zio Marx. Ma giacché mi sono appena svegliato, mi sembra troppo faticoso. Procediamo con calma, quindi, anche se devo ammettere che durante la lettura, tutte le sorprese contenute nell‘albo hanno avuto l‘effetto intenzionato su di me. Sono rimasto colpito da

1. La barba.

Non mi piace. Perché quasi tutti gli uomini di una certa età devono farsi crescere una? Mancano solo i tatuaggi sulle braccia dell‘indagatore dell‘incubo, ossia INKubo.

Eppure gli autori le dedicano più volte un bel close-up:

Ma non vuoi toglierti quella barba?

Quale significato ha la più ricca peluria di Dylan Dog 666? Chiedetelo al vostro analista, o al vostro barbiere.

2. La corporatura.

Chiaramente, Dylan non li porta più tanto bene i suoi trentatré anni:

Dio, che pancia…

Dylan è insaziabile.

3. Lo stile.

Il cappotto, la camicia fuori dai pantaloni, la barba e i chili in più: c‘è chi ha detto che DD666 sia una specie di hipster, ma a me sembra un omone goffo e trascurato che vorebbe somigliare a Van Helsing.

Che fine ha fatto Dylan il damerino, con la sua bellezza un po‘ androgina e il suo look modestemente elegante, cautamente ribelle?

4. La spalla.

Per farla breve: Ngaghi è Lord Chester recitando il ruolo di Groot (dei Guardians of the Galaxy), forse per attirare un pubblico più giovane tra cui Groot è molto amato. Probabilmente c‘è un dibattito acceso sulla questione se le battute di Gnaghi sono migliori di quelli di Groucho. Giudicate voi: è meglio una battuta, involuntariamente pessima e ripetuta infinite volte, o una varietà infinita di battute volutemente pessime?

Una cosa però è certa: DD 666 può essere accusato di essere ableista. Fino a questo punto, faceva ridere uno scemo. Adesso si ride di un minorato.

Inoltre, non fa senso che Bloch poteva tenere Jenkins visto che Groucho è stato (provisionalmente, spreo), tolto dalla serie. E in quanto all‘interazione tra Bloch e Jenkins: fare battute idiotiche e dare calci in culo ad altri non è degno di Bloch. Non è mica Ollio!

5. La famiglia.

Rania è l‘ex moglie di Dylan, Bloch è suo padre – nel prossimo episodio scopriremo che Carpenter è un suo cugino materno. Ma almeno il colpo di scena con la paternità spiega la corporatura più massiccia di Dylan.

 

Dunque: non mi piace nessuno dei cambiamenti, eppure mi piace che ci siano cambiamenti. Ma piuttosto che un rilancio o una riforma della serie, io parlerei di un remix: alcuni elementi di un materiale vengono tolti, quello che rimane viene riorganizzato e ci vengono aggiunto elementi nuovi. O, nella terminologia della musica classica, si tratta dello sviluppo nella forma-sonata, uppure di un nuovo movimento, nel quale il materiale tematico viene alterato. E questo trattamento musicale, ludico della serie mi sembra molto interessante, anche se mi rimangono due dubbi:

Forse la serie è diventata vittima dell‘imperativo neoliberista che spinge a continue innovazioni inutili, all‘obsolescenza programmata?

Chi inizia a leggere DD adesso mai conoscerà il vero Dylan?

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DD N. 389: “La Sopravvissuta”. Crash Boom Bang.

Bildergebnis für dd la sopravvissutaEra ora che mi facessi vivo, che mi accertassi se DD campa ancora, ed ecco, siamo tutti sopravvissuti alle vicissitudini del mondo, finora. Dunque, La Sopravvissuta.

L’episodio funziona come un film dell’orrore, oppure come un film animato, oppure come una romcom: effetto speciale dopo effetto speciale, a volte in chiave comica, a volte in chiave tragica. I film – e i fumetti – che cercano più disperatamente di evitare la noia sono infatti i più noiosi.

Inoltre, l’episodio dimostra una scarsa competenza culturale. Spero che autori sappiano che i famosi scuolabus gialli sono un fenomeno americano e che vederne uno sulla M25 è come vedere un Beefeater davanti alla Casa Bianca. Dall’aspetto e il gusto musicale dell’autista si capisce che il veicolo è un’allusione ai Simpson, ma a che cosa serve? A parte questo, le note sul registro con le quali la prof minaccia gli studenti esistono in Italia, ma non in Inghilterra. Dove nessuno invece capirebbe la scritta “Vampire’s Hunter Crossbow” (p. 49). Sì, la parola inglese per cacciatore è hunter, “di vampiri” si può tradurre, nel contesto giusto, come “vampires’ ” (occhio all’ortografia), ma se qualcosa appartiene ad un cacciatore di vampiri si dice “vampire hunter’s”. Il fatto che l’assassino nella metropolitana (pp. 26-30) somiglia a Sheldon da “The Big Bang Theory” è divertente, ma l’episodio contiene troppi gag e allusioni del genere. A che cosa serve il logo di Star Trek sulla maglietta di Sally (p. 17)?

Evidentemente, gli autori si sono concentrati sulle singole scene per renderle spettacolari, e hanno inoltre cercato di inserire l’episodio nel racconto più grande del meteorite (della quale io personalmente me ne frego).  Il risultato è che il susseguirsi di immagini spettacolari diventa monotono, e le scene con John Ghost non sembrano rilevanti perché non sono inseriti bene nell’episodio. Con l’effetto che anche e soprattutto come episodio, “La Sopravvissuta” non funziona perché non sembra seguire una logica narrativa. Se invece di detrito spaziale piovesse solo acqua (pp. 70-75) o forse maiali, o se non ci fosse alcun tipo di precipitazione non farebbe alcuna differenza.

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Musica (o)scura – Daniela Casa: “Sovrapposizione Di Immagini”

Dopo una lunga assenza torno a questa rubrica per segnalarvi un disco pubblicato da Finders Keepers che è molto interessante in sé, ma anche per chiunque si interessi a Dylan Dog.

Come la nostra serie, questa musica è italiana, e come i primi albi appartiene ad un’ Italia che non esiste più (cioè quella degli anni ’70). Come quella dei fumetti, l’atmosfera della musica è piuttosto cupa o eerie. Come il fumetto popolare, oscilla tra arte e trash mostrando un’originalità del tutto postmoderna. E infine, la sovrapposizione di immagini è una tecnica tipica del film surrealistico ed espressionistico, generi che influenzato DD.

I titoli die brani sul disco dimostrano che potrebbero benissimo fare da colonna sonora o addirittura da titolo per albi DD: Ricerca Della Materia, Pericolo, Dimensione Concreta, Esodo (guarda caso, questo è il titolo di una storia nel Maxi DD #4), Grosse cilindrate, Avventura, Visione Surreale, Fabbrica, Occultismo, Vizio, Fantasia, Dimensione Astratta, Ignoto, Circolo Dei Bimbi.

Ma ciò non sorprende visto che la musica fu scritta proprio come colonna sonora da usare in produzioni radiofoniche, film e in TV.

Ascoltandola, si provano emozioni simili a quelle suscitati dai primi albi della serie: divertimento ironico, ammirazione sincera e soprattutto una certa nostalgia ipocrita.

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DD N. 387 “Che regni il caos!” Strane coincidenze.

L’ultimo episodio che lessi mi deluse tanto che decisi di dedicare la mia attenzione alla letteratura seria (nonché di usare di più il passato remoto), per cui cominciai a leggere “L’armata dei sonnambuli” dei Wu Ming. Orbene, ho appena finito quel magnifico tomo e immergendomi di nuovo nel mondo di Dylan Dog ho provato una sensazione stranissima: il monologo iniziale di John Ghost è quasi identico con i pensieri del cavaliere d’Yvers, un protagonista del romanzo. Non credo in principî eterni, ma c’è una ragione per cui un aristocratico del tardo ‘700 e un imprenditore del ventunesimo secolo la pensano nello stesso modo. Con le rivoluzioni Francesi e Americani cominciò l’epoca moderna, democratica, illuminata che dura fino ad oggi e che sin dal suo inizio ha avuto i suoi nemici. Dal 1789 sono cambiate tante cose, e la storia non si è svolta affatto come i rivoluzionari e gli illuministi speravano, ma la critica dell’età moderna è sempre rimasta più o meno la stessa nonostante il carnevale di reazionari variopinti che continua a sfilare da allora.

Alcuni reazionari sono indubbiamente assai eruditi, ma Ghost è un uomo di affari, il che forse è la ragione per cui la sua storia dell’universo è particolarmente storta, al di là dell’interpretazione erronea. Certamente “l’Impero Romano […] l’Ancien Régime […] l’Impero Britannico [e] gli Zar” non erano o governavano società in cui “le attività di ricerca e sviluppo [… venivano] declinate in funzione del benessere con lo scopo di far crescere la società sotto il profilo filosofico, morale e spirituale” e tanto meno avevano “dimenticato la forza primordiale della fame” (pp. 10-12). Anzi, le monarchie Francesi e Russe furono travolte appunto a causa della fame che generavano, e gli imperi Romani e Britannici si dissolsero per una moltitudine di cause. Certamente Nerone e Margaret Thatcher non erano i “buonisti liberali” descritti da Ghost.

Comunque, la strategia di Ghost è molto simile a quella del cavaliere ne “L’armata dei sonnambuli” e degli ultrareazionari di tutti i tempi: seminare caos e violenza per fare emergere una élite, nuova o vecchia che sia. Nel romanzo dei Wu Ming, il cavaliere crea un’armata di uomini ipnotizzati (o “magnetizzati”, per usare il termine dell’800) impervi al dolore per terrorizzare i foborghi dei sanculotti e Ghost ha il suo golem-zombi-rocker e nel mondo reale ci sono stati le camicie nere e marroni, le varie organizzazioni clandestini, i branchi di lupi solitari (Ghost: “Vai a ricordare ai cittadini che nel mondo ci sono ancora i Lupi” (p. 14)) ecc., e infine anche la politica interna dell’attuale governo italiano genera violenza nel nome dell’ordine e della “sicurezza”. Povertà per tutti, deprivazione e disperazione per gli uni, paura e armi per gli altri. Mescolare tutto e farlo bollire brevemente ed ecco il pasticciaccio pronto. L’attuale mania per il porto d’armi viene criticato esplicitamente in questo episodio (p.es. p. 96-99), come anche quella delle ronde (pp. 76-81). Peccato che gli editori, come Dylan, agiscono sempre in un modo abbastanza difensivo. Secondo me, avrebbero potuto dare la faccia di Salvini a uno degli stronzi della ronda.

Anche a prescindere da questo aspetto, l’episodio è ben riuscito. È “rapido” e divertente (con la formula vincente di violenza e umorismo) e potrebbe sembrare troppo poco complesso, ma riesce a introdurre il tema di un cataclisma che DD seguirà per il prossimo anno e mi ha veramente incuriosito. È l’Esposizione e speriamo che il materiale tematico si complichi un poco nello Sviluppo per poi tornare con più forza nella Ripresa, per usare un’analogia musicale.

Già, la musica. Recchioni ci ha sfidato di trovare tutte le citazioni musicali nell’albo, che è sempre stato una mia specialità, ma quando mi si dice di farlo, non me la sento più tanto. Quindi mi limito alle citazioni e allusioni ovvi. La prima pagina è una parafrasi variata del racconto della Genesi nella Bibbia. Lo zombi di Ghost si chiama Axel Neil, ma non somiglia tanto a Axl Rose quanto a Slash dei Guns n’ Roses. Cita anche molte delle loro canzoni, e inizia con Sweet Child of Mine (“Dolce figlia mia!”, p. 13). Poi viene Raining Blood degli Slayer (p. 14: “Pioggia di sangue!”), il cui testo è molto adatto al comportamento di Ghost / Neil. “Non sono più il Signor Buone Maniere” (p. 15) è la traduzione di No More Mr. Nice Guy, un’espressione colloquiale usata come titolo tante volte, tra l’altro da Alice Cooper. Anche “L’incubo è tornato!” (p. 15) è un’espressione molto generica, e dubito che si riferisca alla compilation hard trance Thunderdome III – The nightmare is back! (1993 – un vero incubo musicale). Similmente, Overkill (p. 17) probabilmente non è un riferimento alla canzone dei Men at Work, ma piuttosto all’omonimo gruppo Metal o all’albo dei Motorhead. Poi cita T.N.T. degli AC/DC (p. 18) e finisce (credo) la sua playlist con Welcome to the Jungle dei Guns n’ Roses.

Basta così. Alla fine vorrei parlare di un’altra citazione. Con immensa gioia ho visto che nell’ Horror Post, Roberto Recchioni cita Theodor W. Adorno, il filosofo, sociologo, musicologo e compositore che io cerco di citare in ogni articolo e il cui pensiero ispira questo blog (benché lui stesso odiasse il pop). Purtroppo, la compagnia non gli piacerebbe: Cioran era un esistenzialista che nella sua gioventù nutriva simpatie per il fascismo, e C. G. Jung rappresenta la psicoanalisi “germanica”, mentre Adorno era fermamente ferudiano. Orbene, anche il fatto che Adorno compare sull’Horror Post dopo essere citato tante volte su Szock! Sembrerebbe una strana coincidenza. Se fossi vano, attribuirei l’uno all’altro, ma mi sembra più probabile che Recchione abbia cercato “citazioni caos” su internet. La verità è banale.

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DD N. 385: “Perderai la testa.” Un episodio da lobotomizzati.

Bildergebnis für dylan dog perderai la testaHo già perso abbastanza tempo leggendo questo pessimo episodio che vorrei tagliar corto e rismarmiarmi la fatica di elencare tutto quello che lo rende esasperante.

Per dimenticare l’esperienza spiacevole ho subito iniziato a leggere “L’Armata Bildergebnis für l'armata dei sonnambulidei Sonnambuli” dei Wu Ming. Come “Perderai la testa”, il romanzo è ambientato a Parigi e racconta l’effetto della ghigliottina nonché fenomeni paranormali. Ma ognuna delle sue 792 pagine vale mille episodi come questo.

 

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DD N. 384: “La Macchina che non Voleva Morire”. Perché l’automobile e il maschilismo in DD ci annoiano ancora.

Sono ciclista. Uso una bici ogni giorno per muovermi in città, un’altra ogni fine settimana (o quasi) per correre e una terza durante le vacanze per coprire lunghe distanze. Secondo me la bicicletta è la migliore scelta secondo criteri etici, logici, estetici, e, per quanto riguarda la bicicletta da corsa, ontologici. Dato ciò, era poco probabile che mi piacesse un episodio nel quale LA MACCHINA ha un ruolo centrale.

Ma non erano le dichiarazioni d’amore all’automobile che mi annoiavano di più. Del resto, l’episodio parla di una macchina omicida, e infatti le macchine uccidono ogni giorno. Animali, pedoni, ciclisti, gli stessi automobilisti. La macchina è morte per tutto quello che è più debole di lei, e gli esseri umani lo sono per natura. Già, la macchina uccide anche la natura. È la comodità emblematica del capitalismo: promette libertà, autonomia e progresso all’uomo, che paga prima con la sua umanità e alla fine con la sua vita. Però gli autori non sono coscienti di questa dialettica. Nell’episodio, la macchina che uccide è un’eccezione, una malfunzione che va e viene corretta per tornare buona. È la percezione borghese anche per quanto riguarda il capitalismo e le sue crisi. Il capitalismo è buono, e quando non lo è, la politica gli dà una bella iniezione di capitale per farlo ripartire. Dylan Dog, da buon socialdemocratico, si illude che possa esistere una macchina buona, un capitalismo buono, verde e rispettoso dei diritti umani. Comunque, questa percezione ingenua è sempre da preferire a quella fascista, condivisa anche dall’attuale governo italiano che, quando sono in giro macchine omicide, vorrebbe vietare la circolazione di pedoni e trasformare la vita sociale in un grande show di monster trucks. Chi conosce questo blog sa che ora è il tempo per il mio ceterum censeo: per uccidere la macchina che uccide e per salvare l’umanità occorre una rivoluzione.

Ma cosa? Sogno erotico con manecchini senza organi sessuali.

La mia avversione per la macchina ha anche una dimensione culturale. Sono cresciuto in un quartiere di case bifamiliari, piccolo borghese. Ogni domenica, gli uomini aprivano i loro garage e pulivano le loro macchine per ore, dedicando loro più cura, attenzione e amore che alle loro mogli. Vestivano pantaloni molto corti, con canottiere o a torso nudo. In ogni modo, si vedevano le loro tette maschili penzoloni, che contrastavano con i seni delle donne raffigurate sui calendari affissi dentro i garage. La cultura automobilistica è connessa al maschilismo quanto al capitalismo, e anche questo si vede nell’episodio. Già il Horror Club comincia con la famosa citazione di George Best (“Ho speso gran parte dei miei soldi per donne, alcol e automobili…”) in cui le donne vengono ridotte a delle comodità. Durante tutto l’episodio la macchina viene associata al corpo femminile o al sesso eterosessuale (in tedesco, Verkehr significa traffico e Geschlechtsverkehr l’atto sessuale: il traffico dei sessi). Insomma, la macchina è per l’uomo quello che vorrebbe che la donna fosse: bella, eccitante e completamente sommessa alla sua volontà. Di solito si dice che per taluni uomini la macchina sia un surrogato per il loro pene deficiente, ma in realtà è un surrogato per la vagina. Da macchina dà loro allo stesso tempo la sensazione di dominanza e la sicurezza del grembo materno. La puttana e la madre: nell’amore per la macchina si vede tutta la meschinità dei sentimenti patriarcali.

Un incubo maschile

Postscriptum: Anche se il maggiolone di Dylan sembra buffo (come anche l’esperto tedesco), è un prodotto del nazionalsocialismo (come la maggior parte dei tedeschi discende da nazionalsocialisti o complici). Ferdinand Porsche ideò la macchina per il regime, e anziché Käfer (coleottero) fu chiamato Kraft-durch-Freude-Wagen, dopo l’agenzia del regime responsabile per la ricreazione (Kraft durch Freude: Forza tramite Gioia). Il 26 Aprile 1937 aerei tedeschi gettarono circa trenta tonnellate di bombe sulla città spagnola di Guernica, distruggendola completamente e uccidendo tante persone. Pablo Picasso dipinse un quadro che mostra l’orrore di questo crimine. Nell’autunno del 2018, il quadro è stato esposto a Innsbruck. La mostra è stata sponsorizzata da Porsche.

La macchina che uccide è dannatamente viva.

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DD N. 383: “Profondo Nero.” Cupo sì, ma profondo?

Bildergebnis für dylan dog profondo neroNon mi piace giocare. Capisco difficilmente le regole di qualsiasi gioco, e quando credo di averle capito finalmente mi chiedo quale sia la parte divertente. Immagino che sia così anche con il BDSM, e ho avuto gli stessi pensieri e la stessa sensazione leggendo questo episodio. Non sono sempre riuscito né a seguire la trama né a distinguere le tante figure femminili prive di carattere individuale che compaiono e scompaiono all’improvviso e non mi sono impiegato troppo cercando di capire tutto perché come con i giochi e il BDSM, in fondo me ne fregavo.

E ci sono altri motivi per cui questa storia scritta dal grande Dario Argento non mi è piaciuta. Prendiamo la mania per l’aristocrazia inglese in combinazione con una completa ignoranza della materia: il nome “Bowles-Rhys” è assurdo come anche l’architettura del castello, le cui dimensioni peraltro non corrispondono al fatto che il titolo di Barone è quello più basso dell’aristocrazia ereditaria inglese, e viene anche concesso a certi borghesi come Margaret Thatcher. Inoltre, il nome “Chasity” non esiste – semmai “Chastity” (Castità). Il titolo dell’annuncio di Beatrix consiste in solo tre parole ma contiene allo stesso tempo un errore grammaticale e uno semantico. Al verbo “search” manca la desinenza “es” perché è coniugato alla terza persona singolare. Peraltro, “to search” non significa “cercare” ma “perquisire, frugare”:“searches for” sarebbe stato corretto, e “seeks” idiomatico. E poi mi sono chiesto perché gli unici posti realmente esistenti nominati nell’episodio sono Kensington e Chelsea, ovvero i quartieri più famosi di Londra. Ci mancava solo Piccadilly Circus. Ma in fondo non c’è da meravigliarsi se quando un Old Boy come Argento scrive un episodio, esso ricorda il vecchio DD della “Gran Bretagna immaginata” che ho preso in giro tante volte.

Ho confessato la mia ignoranza della cultura BDSM (punitemi, lo merito), ma secondo me l’associazione tra l’aristocrazia e queste pratiche non è storicamente corretta: nonostante il fatto che il Marquis de Sade al quale risalgono le espressioni “sadista” e “masochista” fosse aristocratico, la sua attività coincide con l’ascendenza della borghesia (infatti fu eletto delegato alla Convenzione Nazionale dopo la Rivoluzione Francese), e il sadomasochismo può essere visto come espressione sessuale dell’ideologia borghese secondo la quale ogni ricchezza e ogni piacere devono essere meritati dal lavoro e dalla rinuncia, ovvero esperienze spiacevoli (“No pain, no gain”, “Ohne Fleiß kein Preis” ecc.). Così il piacere e il dolore sono strettamente associati l’uno con l’altro, al punto di essere indistinguibili. L’aristocrazia invece ha sempre cercato di evitare qualsiasi sconforto (come dimostrano nomi di palazzi come “Schifanoia” e “Sansouci”) e ha quindi sviluppato altre perversioni.

Agli errori logici, linguistici e culturali si aggiunge un’ontologia da quattro soldi (l’ultima battuta dell’episodio). L’unica disciplina nella quale la storia non fa brutta figura è l’estetica, grazie ai disegni di Corrado Roi, anche se “lo sguardo espressivo” è un cliché che usa troppe volte.

Fare scrivere un episodio da Dario Argento è già un gesto intertestuale, e vengono citati i suoi film Profondo Rosso (1975) e Inferno (1980), a partire dal film Il codice Da Vinci di Ron Howard (2006) basato sul romanzo di Dan Brown (2003). Si continua con la figura di Laide di Corinto (quarto secolo a.C.) e il quadro di Hans Holbein il Giovane (1498-1593) che la raffigura (1526). Data l’importanza del BDSM per la storia non può mancare un accenno a Mr. Grey da 50 Sfumature di Grigio, cioè il film di Sam Taylor-Johnson (2015) basato sul’omonimo romanzo di E. L. James 2011 – una schifezza che anche Beatrix odia, preferendo Secretary di Steven Shainberg (2002) e in particolar modo il carattere interpretato da James Spader. Il film è basato su un racconto di Mary Gaitskill. Nella sua critica dell’arostocrazia, la Baronessa cita il poeta italiano Giuseppe Parini (1729-99).

Tutto sommato, l’episodio fa allo stesso tempo piacere (grazie ai disegni) e pena, con risultati poco soddisfacenti.

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